Tutti siamo belli, anche con le nostre imperfezioni. Questo discorso è positivo e utilissimo a contrastare il fenomeno del body shaming ma, di fatto, non risolve il problema dell’iper concentrazione della società verso precisi canoni estetici. Sentirsi belli non equivale a diffondere il messaggio di positività per cui in tantissimi hanno deciso di passare ad un altro approccio, quello della “neutralità”. Vediamo meglio di cosa si tratta grazie anche ai suggerimenti di fashionlife.
Un messaggio potente ma inefficace
Il messaggio della body positivity è senza dubbio molto potente perché promette di aiutare la società a liberarsi dai giudizi sui corpi delle persone. Questi giudizi si acutizzano sui social dove la barriera dello schermo del PC o dello smartphone fa sentire gli utenti liberi di scrivere qualsiasi amenità, dall’apprezzamento troppo schietto alla pubblica e infamante derisione.
A farne le spese sono tutti gli utenti, anche quelli estremamente popolari. L’assenza di un filtro verso la possibilità di esprimere la propria opinione verso il corpo altrui provoca molto dolore, anche a chi riteniamo essere intoccabile da certe parole.
Da Chiara Ferragni a Demi Lovato tutte le star si trovano sottoposte costantemente a questo pubblico giudizio e a risentirne maggiormente sono le persone che vivono con problemi di bassa autostima che sfociano in frustrazione, insicurezza e disturbi psichici anche molto gravi.
Dalla body positivity alla body neutrality
È per questo che la body positivity ha trovato da subito un terreno molto fertile con il nobile fine di proteggere tutte le persone dal giudizio altrui. Dal momento che i corpi che vediamo su social e riviste sono spesso ritoccati per rispondere ad un canone unico di bellezza mondiale è arrivato il momento di calmare le acque e chiarire come questa non sia la realtà.
Per i principi della body positivity tutti i corpi sono belli perché unici al mondo, anche grazie a quelle “imperfezioni” che ci distinguono dagli altri. Questo approccio, tuttavia, risulta essere forzato per quelle persone che faticano ad accettare un rotolino di pancia in più, una smagliatura o una forma insolita rispetto ai famosi canoni.
Per questo non è sufficiente far convincere le persone che tutti siamo belli mentre sui social spopolano bellezze mozzafiato dalle gambe lunghe e affusolate e dalla pelle liscia color pesca. Non basta sostenere che tutto è bello, anche ciò che obiettivamente è sempre stato relegato ai margini della società come il grasso, l’acne o gli inestetismi della pelle.
La libertà di essere accettati a prescindere da come appariamo
Per questo si sente sempre più parlare di neutralità, ovvero di body neutrality. Secondo questo nuovo approccio il corpo non deve essere utilizzato come metro di giudizio per valutare una persona in quanto tale. Il corpo diventa un accessorio, un affare personale per il quale nessuno dovrebbe sentirsi in dovere di propinare giudizi di sorta.
Essere belli non è una questione estetica ma generale, che comprende anche la psiche, le attitudini, le qualità e il modo di comportarsi in mezzo alle altre persone. Essere presi in considerazione per chi siamo e non per come appariamo è l’ultima sfida da vincere sui social rispetto alla bellezza. Oggi più che mai è necessario rivedere certi standard già sdoganati da molte star sotto pressione che hanno deciso di mostrarsi come sono, con i loro “difetti” che tutti, ogni giorno, cerchiamo di accettare e di amare.